Gagarine - Proteggi ciò che ami
Film del 2020 diretto da Fanny Liatard e Jérémy Trouilh, Gagarine parla di Youri (Alseni Bathily) e del quartiere di case popolari Cité Gagarine.
L’ambientazione del film è emblematica, nel 2014 viene presa la decisione dal governo francese di eliminare Cité Gagarine e nel 2019 inizia la sua demolizione durata in totale 16 mesi. Durante quest’ultima parte della vita del quartiere sono avvenute le riprese del film, simbolo di una periferia abbandonata a sé stessa.
Il malcontento delle periferie francesi nasce dal fatto che negli anni ’70 in Francia si opta per una de-industrializzazione che porta le periferie a svuotarsi di francesi per riempirsi di immigrati e persone con un reddito molto basso, creando un vero e proprio divario tra centro abitato e periferia.
I governi che si sono succeduti non sono riusciti a gestire la forbice che si è formata nel frangete, portando a vari scontri nel corso degli anni.
Cité Gagarine era un simbolo della Francia comunista e non a caso fu inaugurata e intitolata proprio a Yuri Gagarin, il primo cosmonauta ad aver viaggiato nello spazio.
Una casa che spinge verso le stelle. E proprio su questo si basa il film.
Youri è un ragazzo di 17 anni la cui madre, risposata e con un nuovo figlio, ha abbandonato nella vecchia casa popolare in Cité Gagarine. La sua famiglia è quella comunità stanca delle condizioni in cui è costretta a vivere, ma affezionata al quartiere che li ha ospitati per così tanto.
Nato e cresciuto in quel palazzo, in quella casa, ha visto da lì le stelle per la prima volta, nello stesso posto in cui ha sognato ardentemente di raggiungerle.
Lotta per tenere in piedi casa sua, andando anche contro la sua stessa comunità quando necessario, fino a rimanere l’unico abitante di un palazzo che sta venendo demolito attorno a lui.
Continua a lavorare per migliorare il posto dove vive prendendosene cura, aggiustando dove possibile e con le sue conoscenze, aiuta i suoi concittadini e li sprona con attività come assistere tutti insieme a un’eclissi solare.
Youri è un ragazzo in fermento, che si dà da fare come può nonostante una madre assente che lo ha abbandonato lasciandolo senza affetto e con pochi soldi lasciati a casa con un biglietto.
È il simbolo delle periferie francesi abbandonate dal governo che vengono supportate sporadicamente in maniera sterile e che per questo si danno da fare come possono, anche sbagliando.
Gagarine, insomma, a me personalmente è piaciuto tantissimo. Ho adorato questo film e il modo delicato in cui decide di parlare di argomenti tanto complessi e tanto attuali come immigrazione, povertà, ambizioni, senso di appartenenza.
Mi ha fatto emozionare e tornare un po’ più piccolo, quando credevo che le mie ambizioni fossero più grandi del mondo stesso. Ci hanno insegnato che se ti impegni puoi ottenere tutto, ma non è sempre così. Ci sono persone che per quanto si sforzino non possono che vedere i propri sogni infrangersi perché l’educazione, per quanto ci si possa provare, non è uguale per tutti e le opportunità vengono colte come fiori in un campo che prima o poi finisce.
La sua dolcezza anche visiva, con un contrasto sempre molto morbido e dei colori pastosi, mi hanno portato a godermi il film nella sua totalità. Il mondo di Cité Gagarine è bellissimo agli occhi di Youri, che ne vede il potenziale mischiato alla bellezza della struttura anche 60 anni dopo la sua inaugurazione.
Il senso di appartenenza che sente nei confronti del posto in cui è nato e cresciuto lo spinge a lavorare per migliorarlo, andando contro i suoi amici e coetanei che decidono piuttosto di lasciarsi abbandonare insieme al palazzo, spacciando e vandalizzando.
L’intreccio dei rapporti poi in questa pellicola risuona molto più forte di un intreccio di avvenimenti perché da quel punto di vista è tutto molto lineare. Sono le emozioni che proviamo nei posti che viviamo a rendere quei posti così speciali. Così Youri si innamora, litiga col suo migliore amico, trova un amico nuovo e si nasconde dal futuro che gli viene negato.
Youri è un qualsiasi ragazzo di un qualsiasi posto che ha un sogno e vuole raggiungerlo anche essendo da solo contro il mondo.
Un mondo che infine lo accoglie e lo “salva”, rappresentato dalla sua famiglia.
Ci sono poi tantissimi momenti in cui il tempo sembra fermarsi, come nelle scene sulla Gru o del codice morse con la luce rossa, e per certi versi avrei davvero voluto si fermasse.
Un po’ per impedire a Youri di spingersi così in là col suo progetto, un po’ perché in quei momenti era felice.
Vorrei ci fossero più Youri nel mondo e, per questo, vorrei essere “più Youri” io stesso.